Artrite reumatoide: sintomi, diagnosi, trattamento
Che cos’è l’artrite reumatoide?
L’artrite reumatoide è una malattia cronica sistemica a prevalente interessamento articolare, su base autoimmune ed eziologia ignota, il cui segno caratteristico è rappresentato dalla sinovite persistente di tipo simmetrico, generalmente localizzata alle articolazioni periferiche, in grado di produrre la progressiva distruzione della cartilagine articolare e conseguente deformità ossee. L’evoluzione clinica può essere variabile. L’alterazione anatomopatologica fondamentale a livello dell’articolazione è la formazione del cosiddetto panno sinoviale cioè di una ipertrofia villosa della membrana, con ipercellularità, che erode la cartilagine, l’osso subcondrale ed indebolisce le inserzioni tendine: l’atrofia muscolare associata aggrava l’instabilità articolare e conduce alle sublussazioni.
Nodulo reumatoide
Il tipico nodulo reumatoide frequente nel sottocutaneo delle superfici articolari estensorie e di possibile riscontro nel polmone o nelle pleure, nelle valvole cardiache o nel miocardio, consiste in un centro di necrosi fibrinoide ed una corona di monociti pluristratificati a palizzata, con linfociti e monociti disposti perifericamente. Le lesioni vasculitiche delle arterie di medio e piccolo calibro degli arti dell’encefalo dell’intestino mostrano analogamente necrosi fibrinoide.
Epidemiologia
L’artrite reumatoide colpisce circa il 1% della popolazione. Si può presentare a qualsiasi età, sebbene la sua massima incidenza si riscontri tra 35 e 50 anni (80% dei casi), prevalente nella donna in proporzione di 3 :1 rispetto all’uomo.
Cause e fattori di rischio
L’eziologia è ignota. Un ruolo chiave sembrerebbe essere svolto da un interazione tra fattori ambientali e una condizione di predisposizione genetica..
Base genetica
- Significative all’associazione con l’HLA-DR4 (70% dei casi)
Fattori ambientali
- Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di artrite reumatoide sieropositiva, in individui geneticamente predisposti. Allo stesso modo, l’esposizione a polveri ed inquinanti inalatori rappresenta un fattore di rischio. L’esposizione a sostanze irritanti le vie aeree può infatti scatenare fenomeni di citrullinazione delle proteine polmonari, generando quindi neo antigeni. Un ulteriore fattore di rischio è la storia di parodontopatia.
Quali sono i sintomi dell’artrite reumatoide?
L’esordio clinico dell’artrite reumatoide è più spesso insidioso, con podromi di:
- astenia
- artromialgie varie che precedono di settimane la comparsa dell’artrite.
Una tenosinovite (come il dito a scatto) o fenomeno di Raynaud possono raramente rappresentare il sintomo iniziale. L’artrite interessa subito più articolazioni, specialmente delle mani e dei piedi, e si diffonde centripetamente e simmetricamente, con carattere aggiuntivo. In alcuni pazienti l’inizio è acuto, con comparsa di febbre.
Le articolazioni interessate sono in ordine di frequenza:
- le interfalangee prossimali
- le metacarpo-falangee
- i polsi
- le ginocchia
- i gomiti
- le caviglie.
Le articolazioni appaiono:
- tumefatte, arrossate con cute a sfumatura cianotica, calda; la dolorabilità spontanea e provocata è viva, il deficit funzionale è marcato specie in estensione. Col passare del tempo si instaurano le tipiche deformazioni a collo di cigno delle dita della mano e martello delle dita dei piedi, con alluce valgo, nonchè la deviazione ulnare delle metacarpo-falangee. Altrettanto caratteristica è la rigidità mattutina, che è anche un buon indice di attività della malattia.
Terapia
Circa il 40% dei casi conduce ad una notevole invalidità. Un esordio acuto, il sesso maschile, l’età avanzata, i casi monoarticolari ed atipici, la sierologia negativa ed un trattamento conservativo precoce sono elementi favorevoli per la prognosi.
La terapia si avvale di misure farmacologiche e non (terapia fisica chirurgica, psicoterapia) il cui obiettivo comune è ridurre il dolore e l’infiammazione, conservare la funzione articolare, prevenire la deformità. Le misure generali consistono nel convincere il paziente a mantenere la propria attività ed alternare correttamente l’esercizio fisico e il riposo.
I farmaci utilizzati sono farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e i corticosteroidi. Farmaci che modificano il decorso della malattia, i cosiddetti farmaci di fondo distinti in farmaci di fondo tradizionali (in particolare Methotrexate, leflunomide, salazopirina) e farmaci biotecnologici, ovvero farmaci mirati su specifici bersagli responsabili del processo infiammatorio, che vanno utilizzati dopo il fallimento della terapia con i farmaci tradizionali.
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