Donne remissive e donne che dicono di no
Capita ogni giorno al lavoro, in famiglia, con i genitori, con i figli, di dover nascondere chi si è veramente e di rispondere sì a una richiesta a cui si sarebbe voluto dire di no. Per evitare di fare i conti con il proprio senso di colpa, o per non deludere chi ha fatto quella richiesta, si finisce per mettere da parte il proprio sentire e comportarsi come gli altri si aspettano. Il rischio, però, è quello di cadere in un circolo vizioso, che alimenta piccoli o grandi malesseri interiori, come ansia, frustrazione e, nei casi più gravi, depressione. E se il segreto per essere amate davvero e per avere più successo fosse iniziare a dire di no?
I troppi sì al femminile
E’ soprattutto l’universo femminile a perpetuare un atteggiamento accondiscendente, che ha origini nell’infanzia. Forse perché, in quel periodo della vita, il messaggio recepito dalle bambine suona più o meno così: “devo essere brava, altrimenti mamma e papà non mi ameranno”. Da adulte, quel messaggio, sedimentato nell’inconscio, si modifica leggermente senza variare nella sostanza:” Se non mi comporto bene, il mio compagno non mi vorrà più, il capo non mi stimerà e i miei figli penseranno che sono una cattiva madre“. Molte donne non riescono ad abbandonare l’atteggiamento passivo e continuano a dire di sì, credendo che questo serva a mantenere vivo l’interesse delle persone nei loro confronti.
Un atteggiamento che deriva dall’ infanzia
Il comportamento di donne sempre pronti a dire sì e a mettere da parte le loro esigenze pur di soddisfare quelle degli altri affonda le sue radici nella notte dei tempi. È legato a uno stereotipo culturale di donna che, nonostante i progressi fatti, è difficile da sradicare.
“La donna, nell’immaginario collettivo, è accogliente, risponde alle esigenze della famiglia, soddisfa le necessità dei figli. Gli altri si aspettano che lei si comporti sempre come una madre“. Per esempio, se una bambina, nel periodo dell’infanzia, dice di no
a una pietanza che le viene offerta, il genitori tenteranno in tutti i modi di persuaderla e di farle mangiare quel cibo. “Il no di una bambina viene spesso vissuto come un capriccio. Ecco che la figlia, allora, inizia interiorizzare il messaggio: “dicendo no impedisco la felicità di qualcun altro, in questo caso i suoi genitori. Riprendendo l’esempio, è come se rifiutando la pietanza che non desidera, la bimba respingesse i genitori. E inizia così a credere che se non sarà brava, se non si comporterà come gli altri si aspettano da lei, perderà il loro amore e si ritroverà sola. Per un maschio è diverso. Il no di un bambino, generalmente, viene recepito come un rafforzativo della sua mascolinità .
Si rischia dalle la depressione
Il primo rischio è di dover fare i conti con il proprio senso di colpa cioè il conflitto interiore che nasce quando vi è discrepanza tra ciò che vorremmo fare e ciò che ci viene richiesto dall’esterno. Ma non è l’unico. Il senso di frustrazione e di inadeguatezza che spinge a dire di sì abbassano ulteriormente l’autostima e, nel lungo periodo, si può andare incontro a depressione.
Per invertire la rotta
La reazione delle donne a un’educazione alla remissività non è sempre la stessa. Alcune di fronte alle situazioni della vita, mantengono un atteggiamento passivo, mentre altre, per difesa, ne adottano uno aggressivo. Entrambe le scelte, però, nel lungo periodo, sono perdenti. Nel primo caso, si continuerà ad
alimentare il senso di frustrazione, nel secondo si rischia di non essere comprese e di dover fare i conti con la risposta altrettanto aggressiva delle altre persone. Tra l’atteggiamento passivo e
quello aggressivo, cioè una via di mezzo: l’assertività. Ossia la capacità di fare valere i propri diritti senza ledere quelli degli altri. Per riuscirci, bisogna a rendersi conto del proprio valore e fare crescere l’autostima.
Un aiuto dall’ipnosi
Il messaggio metabolizzato durante l‘infanzia (devo piacere agli altri e per farlo devo dire loro sempre di sì), nonostante l’impegno e l’allenamento all’assertività, può essere difficile da cancellare. Convincersi di valere, diventare capaci di ascoltare le proprie emozioni e dire davvero ciò che si sente, puoi richiedere tempi molto lunghi. Per accorciarli, si può ricorrere all’ipnosi. Si tratta di una terapia breve di solito 5 – 6 sedute, al massimo 10, grazie alle quali si accede all’inconscio, la parte potenziale di ognuno di noi,
e attraverso metafore si ristrutturano le proprie convinzioni cambiando l’atteggiamento da negativo a positivo. Per migliorare
le relazioni e renderle più costruttive e soddisfacenti
Ritagliarsi uno spazio
Ci si può esercitare chiedendosi: “Che cosa voglio davvero? Che cosa mi fa stare bene? Le risposte a queste domande potrebbero anche suggerirci di rivedere i rapporti con gli altri. Se, per esempio, gli amici ci invitano a uscire noi siamo stanchi si deve imparare a dire “No, stasera preferisco non uscire. Sono molto stanca e non sarei di compagnia“. In questo modo, si esprime il proprio sentire e si comunica agli altri che non si esce non perché non si vuole stare con loro, ma perché si ha bisogno di ricaricare le energie. Chi ha un atteggiamento passivo, per esempio, in questo caso, nonostante la stanchezza direbbe di sì, perché potrebbe credere che gli altri la prossima volta non la inviteranno più. Chi ha un atteggiamento aggressivo, invece potrebbe dire di no in modo brusco, accusando gli altri di non essere capita fino in fondo.
Non sacrificarsi sempre
Così come rispettiamo gli impegni che prendiamo con gli altri, dobbiamo imparare a rispettare anche l’appuntamento più importante della settimana: quello con noi stessi. Se il giovedì, per esempio, si è scelto di frequentare il corso di yoga, bisogna andare alla lezione e non assecondare il collega che, proprio quella sera ci chiede, mentre stiamo spegnendo il computer, di dargli una mano con una pratica. “No, scusami ma ho un impegno e non posso fermarmi. Se non è urgente ti aiuterò domani. Oppure, se chi tenta di stravolgere il nostro programma è il partner, si potrebbe dire:
” Mi spiace, ma se perdo la mia lezione non potrò recuperarla. Non è egoismo, è un modo per prendere consapevolezza del proprio valore.
Fare crescere soltanto relazioni autentiche
Diventando assertive alcune persone potrebbero trovarci troppo diverse. Il rischio è quello di perderle. In realtà, non stiamo perdendo nulla, se non i vampiri delle nostre energie. Gli altri, quando vedranno che abbiamo imparato a rispettarci, sapranno che dicendo sì oppure no alle loro richieste stiamo rispettando anche loro.
Imparare a negoziare
Quando è un superiore a fare la richiesta, come per esempio quella di portare a termine il lavoro di una collega ammalata o di andare in trasferta al posto suo, diventa più complesso. Soprattutto in questi tempi di difficoltà economica. Dire di sì, quindi, è un obbligo, ma si può ottenere almeno un vantaggio. Si può, per esempio, negoziare certo, “Farò il lavoro della collega. Mi piacerebbe, però, essere tenuta in considerazione per una promozione.
(Tratto da un intervista alla dottoressa Marika Perli psicologa e psicoterapeuta in ipnosi ed ericksoniana a Vicenza)