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Incenso: benefici e proprietà

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Il sacro incenso 





Fin dall’antichità l’incenso è stato usato universalmente nelle cerimonie religiose. I primi a impiegare l’incenso in questo modo furono gli indiani, che lo bruciavano per creare un’atmosfera favorevole alla meditazione. Infatti, all’incenso si attribuiva la capacità di rendere la mente più lucida e consentire il raggiungimento di estasi mistiche. Ma le fumigazioni di incenso avevano spesso anche una motivazione igienica: nei casi in cui si dovesse radunare una grande folla, per festeggiamenti o cerimonie religiose, le proprietà antisettiche dell’incenso attenuavano il pericolo di contagio. Inoltre, si attribuiva a questa gommoresina la capacità di scacciare gli spiriti maligni. Abbiamo così individuato i due motivi fondamentali per cui si bruciava l’incenso: allontanare i demoni e purificare l’ambiente. A questo se ne aggiunge un altro altrettanto importante: ingraziarsi la divinità, pensando di farle cosa gradita. Così questo antico rito fu perpetuato nella chiesa ebraica e in quella cattolica. Con tali premesse non c’è da stupirsi che l’incenso fosse uno  tre doni portati dai Re Magi a Gesù Bambino.




Misterioso ma prezioso 




Nell’antichità l’incenso, come la mirra era avvolto da un alone di mistero. Secondo Teofrasto l’incenso cresceva su montagne altissime e, spesso innevate, ed era un cespuglietto con tantissimi rami. Erodoto, invece, ci racconta come facevano gli arabi a raccoglierla. Si credeva che le piante di incenso fossero protette da strani mostri che avevano forma di serpenti alati. C’era un unico modo per allontanare questi mostri dalle piante: bruciare dello storace,  che gli arabi importavano dalla Grecia. Quando il fumo avvolgeva i serpenti questi fuggivano, consentendo agli uomini la raccolta della preziosa gommoresina. Davvero preziosa si può definire perché, oltre ad avere un significato sacro e religioso, era anche usato dalla medicina per curare una serie infinita di malattie. Le fumigazioni di incenso erano ritenute utili per combattere paralisi, emorragie, disturbi delle vie respiratorie (tosse e catarro compresi), nausea, vomito; inoltre curavano mal di fegato, occhi, orecchie, stomaco. I cinesi usavano  l’incenso per i lebbrosi, gli arabi per alleviare i dolori delle puerpere, gli indiani lo mescolavano all’ olio di cocco per curare i dolori reumatici e le malattie di origine nervosa. Indubbiamente l’incenso ha un certo influsso sulla sfera emotiva. Perciò l’olio essenziale  bruciato nel fornello apposito fa svanire stanchezza e malumore, placare irritazioni e far riacquistare la fiducia in se stessi. Inoltre ha un effetto calmante sulla respirazione. Anche spruzzato su un tele e 
poi inalato, l’olio combatte lo stress, favorisce il ritorno del buonumore. Un massaggio sulle tempie e sulla testa allevia le cefalee da tensione, un bel bagno caldo è quanto mai rilassante. 
A quanto pare, valeva davvero la pena scacciare i serpenti alati 
per raccogliere questa resina tanto preziosa. 




Uso consigliato 



massaggi 
bagni 
inalazione e suffumigi 


Avvertenze particolari 


?  usare sempre diluito 













Specie utilizzate: Broswellia carteri, papyrifera, bhaudajiana

Famiglia: Burseracee


Provenienza: Africa Orientale, Arabia , India. 


Parti usate: gommoresine secrete dai tronchi. 


Colore dell’olio: da giallo chiaro ad ambrato. 


Profumo: acre, pungente. 


Proprietà:  antidepressive, antisettiche, astringenti, cicatrizzanti, diuretiche, espettoranti, sedative, toniche 


Avvertenze: diluire prima dell’uso







(Tratto da Aromaterapia di Giuliana Lomazzi)

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