Personalità
Definizione
La personalità secondo la definizione dell’ OMS è una modalità strutturata quindi stabile o potenzialmente stabile, di pensiero, sentimento e comportamento, che caratterizza lo stile di vita di ognuno di noi, il modo in cui vediamo la realtà. Incidono le influenze costituzionali, genetiche e biologiche. Così come ereditiamo il colore degli occhi, dei capelli, l’altezza, determinate vulnerabilità alle patologie dai genitori, ereditiamo anche degli aspetti della personalità, quindi alcuni tratti della personalità sono genetici, altri invece derivano dall’ interazione con l’ambiente. Nel formare la personalità concorre dunque la base genetica, le esperienze che facciamo durante lo sviluppo, la scolarizzazione, l’educazione, la presenza di fratelli in casa, la composizione della nostra famiglia, le esperienze vissute.
Temperamento e carattere.
Il temperamento rappresenta la base biologica di cui siamo già predotati alla nascita, perché risente di influenze genetiche ed ereditarie, mentre il carattere è l’aspetto che si va plasmando durante lo sviluppo con l’esperienza. Il temperamento è il modo di rispondere agli stimoli (ad es. il temperamento ci condiziona il rispondere allo stimolo della paura). Questo vale per i primi anni di vita perché poi la distinzione tra temperamento e carattere nella persona adulta è molto artificiosa, ovvero ormai le due cose si mescolano ampiamente, e non siamo più in grado, se non per certe caratteristiche, di distinguere il tratto genetico da quello caratteriale. L’esperienza modifica il modo di reagire agli stimoli dell’individuo.
Da cosa è formata la personalità?
La personalità è fatta di tratti. Si chiama tratto questa caratteristica stabile e coerente, di sentire, pensare e comportarsi. Secondo la definizione del DSM i tratti sono modi costanti di percepire, pensare, rapportarsi nei confronti dell’ambiente e di se stessi, che si manifesta in un ampio spettro di contesti (ad es. l’impulsività, l’introversione o l’estroversione sono tratti, caratteristiche che ci danno una connotazione particolare. La personalità di ognuno di noi è composta da tratti.
Quando una personalità scivola nella patologia e sconfina nel disturbo di personalità?
Quando questi tratti sono rigidi, non sono adattabili all’ambiente, non permettono al soggetto di adattarsi alle situazioni con soddisfazione e produttività, e quindi causano una compromissione del funzionamento sociale oppure una sofferenza soggettiva, nel momento in cui quel tratto ha preso la prevalenza nel carattere di quell’individuo, cioè il disturbo appare quando la persona è caratterizzati in maniera piuttosto sbilanciata. Come in altre patologie psichiatriche, subentra un problema quantitativo, infatti, il confine tra normalità e patologia non è facilissimo da definire, quindi si mettono dei criteri quantitativi, quanto è pervasivo l’aspetto,quanto dura, quanto è intensa. I tratti di per sé non sono assolutamente patologici. Pensiamo al tratto narcisistico. anche quello fa parte della personalità normale, ma sorge il problema quando occlude, quando toglie spazio agli altri e quindi quando emerge in maniera evidente.
Introversione ed estroversione
Una delle differenze individuali di base è la polarità tra introversione ed estroversione. Quest’ultima si ha quando la persona è orientata verso l’esterno, è socievole e ha bisogno di stimoli dall’esterno, non ama stare da sola, ha bisogno di amici, situazioni nuove. L’introverso è l’esatto opposto: tende a stare da solo, non è socievole, rimane distaccato, non ha bisogno di circondarsi di gente, anzi sta meglio senza e ne potrebbe essere soddisfatto. Queste sono differenze individuali e non patologiche perché le due cose non si escludono, ovvero ciascuno di noi può essere più o meno introverso o estroverso. Il modello psicosociale di Paris spiega quando si passa da un tratto a un disturbo di personalità e parte dal presupposto che i tratti siano normali ma possono diventare patologici quando si hanno delle amplificazioni.
Perché avviene questa amplificazione?
Avviene perché è già presente un fattore biologico-costituzionale, ma che può essere mediato da fattori sociali, dalla cultura predominante in cui cresce l’individuo, che può favorire l’amplificazione di alcuni tratti, e anche fattori psicologici legati allo sviluppo individuale e al vissuto dalla persona. Il tratto può amplificarsi per tutti questi diversi motivi, in genere abbastanza intrecciati tra di loro. Il discorso dell’adattamento non rientra tra le cose più importanti quando si parla di disturbo della personalità, perché l’adattamento risente molto del contesto sociale in cui viviamo. L’adattamento non può essere un criterio per la salute mentale. Una persona che si adatta in un contesto sociale e patologico, per quanto segua la massa e sia “ufficialmente”adattata non significa che stia bene o che sia adattato a certi contesti , quindi tratti possono essere più o meno adattativi. Vi sono contesti sociali che tollerano maggiormente l’espressione di alcuni tratti e inibiscono quelli di altri, ad es. nel Sud dell’Europa, o se vogliamo del mondo è più tollerata un’espressione più libera degli affetti, di quanto non lo siano nel Nord, dove questo tratto è più inibito, il classico “self control”, quindi il tratto dell’ instabilità affettiva e delle espressioni emozionali può essere più o meno favorito dal contesto sociale in cui viviamo.
I disturbi di personalità si manifestano quando c’è discordanza tra tratti personali e aspettative sociali o un contesto che spinge in altre direzioni. Schematicamente, noi nasciamo con un temperamento che può essere più o meno evidente, poi attraverso le esperienze, la scolarizzazione, l’educazione genitoriale, ecc.. si costruìsce la personalità che può essere normale o patologica
Aree della personalità
Studiando la personalità si devono esplorare queste aree:
- la struttura, cioè i tratti di personalità più diffusi;
- il processo, il tratto è un’entità stabile ma è suscettibile di cambiamento non solo nell’infanzia ma anche durante l’età adulta, altrimenti non avrebbero senso le psicoterapie. Esse esistono proprio perché ci sono dei tratti su cui si può lavorare.
- la crescita;
- la psicopatologia;
- il cambiamento che riguarda gli aspetti più dinamici della personalità, cioè una caratteristica dei disturbi della personalità e la loro rigidità, ovvero non sono suscettibili di cambiamento se non ci si lavora sulla struttura di personalità. Il classico tipo che ripropone le sue modalità di sentire, pensare, comportarti sempre uguale, mentre una personalità sana è flessibile, cambia anche a seconda del contesto e della situazione. La persona con disturbo di personalità è sempre in un modo e impone il suo modo di essere in tutti i contesti e ciò impedisce l’adattamento e ingabbia la persona.
Quando ci troviamo di fronte a un disturbo di personalità?
In generale, possiamo affermare che c’è un disturbo di personalità quando ci si trova di fronte ad una modalità di comportamento e di esperienza soggettiva, (quindi non è solo il comportamento ma anche la visione personale del mondo, lettura della realtà, cosa si prova dal punto di vista affettivo ed emotivo) marcatamente diversa in relazione alla cultura individuale che si rende evidente in queste aree:
- cognitiva, perché il disturbo di personalità coinvolge tutto l’individuo. Come percepisce il mondo, il comportamento degli altri, gli avvenimenti ecc..la persona?
- affettiva, questo è un aspetto molto importante soprattutto per un preciso gruppo di disturbi della personalità; intensità e ampiezza delle reazioni affettive e anche l’appropriatezza ( ad es. il temperamento aggressivo, si colloca in quest’area). La persona aggressiva in più contesti è incapace di controllare questo suo tratto e l’intensità delle reazioni di rabbia e irritabilità delle reazioni ostili;
- controllo degli impulsi quindi la facilità con cui si cede a delle condotte impulsive. Tutti i disturbi di personalità rovinano le relazioni con gli altri. Quindi come si dovrebbe guardare una persona in cui si sospetta un disturbo di personalità? Bisogna chiedersi: come si relazionano con gli altri? Sono capaci di avere relazioni stabili? Sanno creare relazioni intime? Sanno stare con gli altri e provare sentimenti di empatia, accudimento, solidarietà, tenerezza? Le persone con disturbi di personalità non hanno queste caratteristiche, questi sentimenti.
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