Terapia glaucoma
L’obiettivo terapeutico nella terapia del glaucoma è l’abbassamento progressivo della pressione intraoculare per evitare la perdita di campo visivo e danni al nervo ottico. Il primo approccio è la
terapia con un farmaco topico rimandando ad un follow-up più o meno stretto del paziente. Se il farmaco non è sufficiente si può aggiungere un secondo farmaco, se nemmeno questo funziona bisogna passare ad opzioni chirurgiche o parachirurgiche cioè il laser. Un altro aspetto non secondario è stabilire quale sia la “target pressure” per quel determinato paziente dato che questo cut-off
ideale varia in funzione allo co-morbidità del paziente.
Diverse categorie di farmaci sono stati studiati, un farmaco molto utilizzato in passato è stato la pilocarpina, un farmaco colinergico che determinava miosi, quindi un allargamento delle fibre trabecolari. Negli anni 70 sono stati ideati i beta-bloccanti usati a lungo come farmaci che riducono la produzione dell’umor acqueo. Oggi tra i più efficaci ed usati ci sono i derivati delle prostaglandine che agiscono da un lato sulla produzione dell’umor acqueo e dall’altro aumentando il deflusso uveo-sclerale. Quando la terapia medica risulta insufficiente si ricorre alla terapia laser che consiste nel creare degli spazi che permettono un buon deflusso dell’umor acqueo. Se l’angolo è aperto con il laser si vanno a creare degli spazi che permettono il deflusso dell’umor acqueo. L’efficacia di questi trattamenti è valida ma transitoria poiché dura circa 5 anni e poi si deve ripetere in zone non trattate.
Nelle forme ad angolo chiuso può essere utile ricorrere a una iridotomia.L’ iridotomia laser è un intervento parachirurgico impiegato nel trattamento del glaucoma ad angolo chiuso e dell’ attacco di glaucoma acuto. L’iridotomia laser consiste nella creazione di un piccolo foro nell’iride, in modo da consentire il deflusso dell’umor acqueo e l’abbassamento della IOP. I rischi e gli effetti collaterali legati all’intervento di iridotomia laser assumono una rilevanza trascurabile rispetto ai danni alla visione che deriverebbero dall’ assenza di trattamento. Può essere ripetuta molte volte a 360°. Il problema è che queste manovre generano una flogosi importante, inoltre questo tipo di intervento può dare di abbagliamento e fotosensibilità.
Se le terapie descritte non danno risultati si passa alla terapia chirurgica e si va a creare una filtrazione della camera anteriore in spazi esterni a questa camera. Gli spazi sono quello sotto-congiuntivale che genera una sporgenza dovuta al liquido che si accumula in tale regione ed espone al rischio di infezioni gravi. Un’altra possibilità è quella di mettere in comunicazione la camera anteriore con gli spazi sotto-congiuntivali e sopra coroideali più di pertinenza dell’area uveo-sclerale attraverso l’utilizzo di valvole o di tubicini di drenaggio.
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