SALUTE

Vertigini









Con il termine vertigine, dal latino vertere, si dovrebbe intendere una sintomatologia caratterizzata dalla rotazione dell’ambiente rispetto all’individuo o dell’individuo rispetto all’ambiente. In realtà con tale termine si intende una vasta serie di disturbi dell’equilibrio che comprendono anche sensazioni in genere meno intense, ma non per questo meno fastidiose, di instabilità, disequilibrio, stordimento ecc.., alla cui base vi sono, spesso, le stesse patologie delle forme acute, se pure in momenti diversi della loro espressione patologica. I disturbi dell’equilibrio nell’adulto hanno una prevalenza pari al 7% e un’incidenza pari al 1,4% anno. Il 21% dei soggetti nel corso della vita vanno incontro a disturbi dell’equilibrio e nel 3% dei casi sono di entità tale da interferire nelle attività quotidiane. Rappresenta il 5% delle richieste di visita medica ambulatoriale e nel 25% dei casi vi è il ricorso a un pronto soccorso. Nell’anziano la frequenza del disturbo diviene molto più elevata, rappresentando la prima causa di ricorso alle cure mediche nei soggetti oltre i 75 anni. I disturbi dell’equilibrio sono molto meno frequenti in età pediatrica. 


Le caratteristiche della vertigine sono: 


la tipologia; 


-la modalità di insorgenza; 


-la durata; 


-il numero degli episodi; 


-la modalità di risoluzione; 


-i sintomi associati; 


-le condizioni favorenti. 









Tipologia della vertigine 








In rapporto alle caratteristiche del sintomo la vertigine può essere suddivisa in:


-oggettiva


-soggettiva 


– altre turbe dell’equilibrio non caratterizzate dal senso di          rotazione. 


Con il termine di vertigine oggettiva si intende un disturbo caratterizzato da un’ illusione di rotazione dell’ambiente rispetto al soggetto. La forma oggettiva rappresenta la vera grande vertigine. Questo sintomo, essendo solitamente a insorgenza improvvisa, di notevole intensità e non riferibile dal paziente a una sofferenza ed un organo di senso specifico, si accompagna a un’ importante  stato ansioso, con senso di impotenza per l’immobilità cui si è costretti. Alla vertigine oggettiva si associano turbe neurovegetative quali:


nausea; 


-vomito; 


-sudorazione; 


-diarrea; 


-tachicardia 


che oltre ad essere estremamente fastidiose, sono debilitanti. Una condizione acuta di vertigine oggettiva di lunga durata e associata ai menzionati disturbi neurovegetativi sarebbe incompatibile con la vita, in quanto, oltre alla perdita di liquidi conseguente al vomito e alla diarrea, si associa anche la difficoltà ad alimentarsi; tuttavia, grazie all’instaurarsi dei fenomeni di compenso vestibolare e al ritorno alla normale funzione vestibolare, la situazione tende a risolversi, o comunque a ridursi significativamente, nel giro di alcuni giorni; ne deriva che una vertigine oggettiva, solitamente non supera la durata di 2-3 giorni. 


La vertigine soggettiva è, viceversa, una condizione caratterizzata da un’ illusione di movimento del corpo rispetto all’ambiente. È meno frequente rispetto alle altre tipologie di vertigine. 


Nel terzo gruppo– (altre turbe dell’equilibrio non caratterizzate dal senso di rotazione) sono compresi una serie di sintomi caratterizzati da disturbi dell’equilibrio quali:


– instabilità;


– disequilibrio;


– incertezza nel movimento; 


– oscillopsia; 


– episodi sincopali; 


– cadute.


Solitamente si tende a riferire a un’origine periferica la vertigine oggettiva e a un origine centrale le altre forme di vertigine. 
Questo può essere vero da un punto di vista epidemiologico ma concettualmente, è necessario sottolineare come alla base di una vertigine oggettiva vi sia:  


– il rapido instaurarsi di un’ alterazione funzionale (inibitoria o eccitatoria) vestibolare periferica unilaterale; 


– una lesione acuta di uno dei due complessi nucleari vestibolari. 


Viceversa, le altre forme di turbe dell’equilibrio possono essere riferite sia lesioni periferiche che centrali in quanto espressione di:


– deficit vestibolare periferico bilaterale, anche relativamente rapida    insorgenza;


– deficit vestibolare periferico unilaterale a evoluzione progressiva;


– una lesione vestibolare centrale;


– patologie extra vestibolari in cui vengano interessati organi di senso che intervengono nel controllo dell’equilibrio. 









Merita un cenno a parte l’oscillopsia; tale sintomo è correlato a un deficit vestibolare bilaterale e si manifesta in quanto viene meno la funzione riflessa, propria del organo vestibolare, di controllo dei movimenti oculari durante i rapidi movimenti del capo; il soggetto manifesta difficoltà alla visione distinta durante la marcia o la corsa in quanto manca, del tutto e bilateralmente, l’input vestibolare. 


Modalità di insorgenza della vertigine 


Numerose forme di vertigine sono precedute da sintomi premonitori o nascono in seguito al verificarsi di alcune condizioni che fanno insorgere la crisi (fattori scatenanti).
Tra i fattori scatenanti la vertigine, assumono un ruolo primario i movimenti del capo e del tronco. 




Durata della vertigine 




In rapporto alla durata, la vertigine può essere distinta in:


parossistica, della durata di pochi secondi o minuti, con un rapido crescente e decrescente del sintomo;


acuta, della durata di alcune ore o di pochi giorni; subcontinua:   se perdura più di alcuni giorni, anche se non continuativa mente;


cronica o persistente, se continua per periodi prolungati.












Numero degli episodi 






In rapporto al numero di episodi è possibile distinguere forme:


– a crisi singola; 


– a crisi ripetute


Alla base di una forma vertiginosa di tipo oggettivo a crisi singola vi è solitamente una lesione vestibolare acuta caratterizzata da una differenzazione vestibolare irreversibile (nefrite vestibolare, danno iatrogeno o traumatico ecc..). 
Viceversa, nelle forme a crisi ripetuta l’evento patogenetico non è distruttivo e ogni accesso corrisponde al riacutizzarsi della patologia alla base (idrope endolinfatico, canalolitiasi ecc..)

















Modalità di risoluzione 




Tra le forme acute possiamo distinguere due possibili modalità di risoluzione della crisi:


– rapida 


– graduale. 



Dal punto di vista patogenetico ciò che consente di differenziare 
le due diverse modalità di risoluzione rapida progressiva è il tipo di lesione labirintica. In caso di deafferentazione labirintica irreversibile, la regressione della vertigine è correlata all’instaurarsi del compenso vestibolare, quindi la scomparsa della vertigine è progressiva. Viceversa, in caso di sofferenza acuta seguita da una restitutio ad integrum funzionale del labirinto, la scomparsa della vertigine è immediata non appena cessa la sofferenza vestibolare.

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